| « Pedicabo ego uos et irrumabo, Aureli pathice et cinaede Furi, qui me ex uersiculis meis putastis, quod sunt molliculi, parum pudicum. nam castum esse decet pium poetam ipsum, uersiculos nihil necesse est; qui tum denique habent salem ac leporem, si sunt molliculi ac parum pudici, et quod pruriat incitare possunt, non dico pueris, sed his pilosis qui duros nequeunt mouere lumbos. uos, quod milia multa basiorum legistis, male me marem putatis? pedicabo ego uos et irrumabo »
trad.
« Io ve lo ficcherò in bocca e nell'ano Aurelio bocchinaro e Furio culattone, a voi, che per certi miei versi, è vero, un po' sconci, mi credete un degenerato. Un poeta all'altezza dev'essere casto lui stesso, non certo i suoi versi, che di fatto hanno arguzia e sapore proprio in quanto un po' spinti e senza pudore e in grado d'eccitare quel certo prurito, non dico nei ragazzi, bensì nei caproni ormai incapaci nel darci dentro coi fianchi. Voi, perché leggete di tutti quei baci a milioni, voi non pensate che io sia maschio a dovere? Io ve lo ficcherò in bocca e nell'ano. »
direte voi, e quindi? nulla è solo
Catullo al carmen XVI
Dedicato a coloro che almeno una volta si sono cimentati in una versione di latino. Essa non è una lingua morta. Anzi!
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